Benritrovati!
un isolamento forzato, ma necessario, ci ha impedito ultimamente di muoverci liberamente per il nostro bel Paese, ed io come voi ho sofferto posticipando mete e luoghi da visitare. Ma chi mi ha sempre seguito sa che non è stato certo il Covid a farmi riscoprire il territorio a me più vicino, perchè ho sempre sostenuto e consigliato la nostra bella Italia segnalando spesso destinazioni poco turistiche, o apparentemente insignificanti, ma assolutamente degne di nota. Tenendomi in linea con quanto detto finora, andiamo sulla nostra riviera romagnola e diamo un’occhiata alla città di Rimini dimenticandoci per un attimo delle sue spiagge e di tutti i divertimenti legati al mare.
LA CITTA’ DI RIMINI
Fondata dai Romani è sempre stata importantissimo centro di snodo tra il nord ed il sud della penisola e gli imperatori lasciarono segni imponenti del loro passaggio a testimonianza della loro grandezza. Noi oggi li possiamo ancora ammirare ed ogni volta ci stupiamo che siano ancora lì inalterati, spettatori silenti e compassati dell’inesorabile scorrere dei tempi.
ARCO DI AUGUSTO di Rimini
Eretto sotto l’impero augusteo, si trova dove un tempo terminava la via Flaminia: la strada di collegamento tra Rimini e Roma. Rappresentava una delle porte dell’antica città sul Marecchia, ma se osserviamo lo spazio occupato dal solo arco, capiamo che non sarebbe stato possibile inserirvi una porta vera e propria. Infatti fu una scelta mirata ad esaltare la politica pacifica di Augusto, secondo il quale non c’era motivo di temere attacchi nemici: dopo diversi anni di guerre civili finalmente si era giunti ad una pace stabile. (i merli che vedete sulla sommità sono un’aggiunta alquanto inopportuna del periodo medioevale).
PONTE DI TIBERIO
Risalente al periodo augusteo, ma terminato sotto l’impero di Tiberio, rappresentava l’unico ponte ad attraversare il Marecchia prima che il suo corso fosse deviato ed è uno dei famosi ponti del diavolo disseminati per l’Italia e associati ad una leggenda nota a tutti.
CASA DEL CHIRURGO
In piazza Ferrari è stata rinvenuta una domus romana probabilmente appartenuta ad un medico chirurgo, in quanto numerosi sono stati gli strumenti ritrovati e facilmente riconducibili all’attività medica. Praticamente una piccola Pompei nel cuore del caos cittadino.
Ora mentalmente percorriamo tempi più recenti (se così si può dire!) e caliamoci nel periodo rinascimentale per visitare ed osservare due simboli cardine della signoria malatestiana.
IL PERIODO RINASCIMENTALE DI RIMINI
IL TEMPIO MALATESTIANO
Fortemente voluto alla metà del ‘400 da Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore incontrastato di Rimini, per celebrare le sue ambizioni e la grandezza della sua casata. Venne eretto dove sorgeva la chiesa di San Francesco e nonostante il destino avverso non permise di terminarlo secondo gli iniziali progetti, è rimasto una delle manifestazioni più eloquenti del nostro Rinascimento.
Sigismondo Malatesta campione di arroganza e prepotenza, abile condottiero e acuto stratega, è stato, però, anche uomo colto e raffinato, amante delle arti e grande mecenate, tanto è vero che nel suo tempio accolse artisti come Leon Battisti Alberti, Piero Della Francesca, Matteo De Pasti per sublimare e rendere eterno il prestigio dei Malatesta.
All’interno, infatti, troviamo vari riferimenti alla presunta discendenza dalla famiglia degli Scipioni romani con l’elefante indiano e la rosa canina (simboli dei Malatesta); poi è ricorrente una sigla composta dalle lettere S e I che si fondono all’unisono per ricordare il grande amore di Sigismondo per Isotta Degli Atti; ancora la cappella non terminata dove sarebbe stata accolta la tomba di Sigismondo ornata con le figure delle virtù sempre per rimarcare l’operato illuminato del suo signore; infine, ma non ultima, l’affresco di Piero Della Francesca dove il Malatesta s’inginocchia dinanzi al suo santo.
Personaggio dalla personalità ingombrante fu inviso a molti, primo fra tutti Papa Pio II che lo scomunicò, lo accusò di oltraggio alla fede cristiana, di paganesimo irrispettoso e di tante altre forme di violenza, tanto da annientarlo completamente. Ma nonostante tutto, nel suo delirio di onnipotenza, è riuscito a trasmetterci la sua vivacità intellettuale, la sua raffinatezza filosofica, la sua lungimirante cultura che rivivono costantemente nel suo tempio rinnovando quel senso di immortalità a cui solo i grandi possono aspirare.
CASTEL SISMONDO
Altro simbolo inequivocabile del fasto malatestiano venne iniziato il 20/05/1437 sulla base di accurati calcoli astrologici per propiziarsi un futuro libero da insidie. L’idea era quella di una fortezza e palazzo residenziale insieme e furono chiamati nomi altisonanti dell’architettura del tempo quali Brunelleschi e Matteo Nuti. Ora ciò che è rimasto è il nucleo centrale del castello.
Finiamo il nostro giro e dirigiamoci in Piazza Cavour, magari per un po’ di shopping che non guasta mai, ma non prima di aver dato uno sguardo alla Fontana della Pigna che fino al 1912 rappresentava l’unico approvvigionamento di acqua potabile, e poi la vecchia Pescheria. Questo era un mercato coperto del pesce realizzato alla metà del ‘700 dall’architetto Buonamici ed oggi ancora usato da qualche ambulante.

Mi chiamo Daniela e da sempre prediligo i piccoli centri del nostro belpaese fuori dai clamori e da mode passeggere. Quando scelgo una meta lo faccio con criterio per alimentare i miei interessi storici che, gira e rigira, mi conducono inevitabilmente tra rocche e castelli. Per motivi di tempo e lavoro non viaggio moltissimo ma la cosa positiva è che ciò che vedo si scolpisce nella mia mente permettendomi di trasferire ad altri dettagli e particolari interessanti. Per stuzzicare la curiosità basta veramente poco e io spero di contribuire nella scelta di un luogo o località da visitare.
Sempre bravissima, ottima ricercatrice ed ottima “acchiappa attenzione”!