Campotizzoro è un paese alla confluenza dei fiumi Reno e Maresca, sulla strada che da Porretta Terme va verso S. Marcello Pistoiese. Dire Campotizzoro è dire SMI (società metallurgica italiana) perché la storia del paese si identifica con quella della grande fabbrica costruita qui nel 1910 dai fratelli Orlando. Questo territorio era ricco di acqua e di legname, due elementi indispensabili per le produzioni industriali del tempo.
Nella fabbrica si producevano munizioni, proiettili di tutti i calibri per armi da fuoco. Con la guerra di Libia prima e la prima guerra mondiale poi la produzione ebbe un grande impulso e la fabbrica si sviluppò moltissimo richiamando manodopera da tutta la montagna fino a diventare un complesso che dava lavoro a più di cinquemila persone e con un indotto enorme sul territorio.
Attorno alla SMI cominciò a nascere un agglomerato urbano, si predisposero alloggi per gli operai, le prime case, refettori, infermerie e successivamente negli anni trenta l’asilo, le scuole e la chiesa. Sorsero anche impianti sportivi e scuole di specializzazione professionale. Insomma, il paese si sviluppò e visse in simbiosi con la sua fabbrica.
L’aspetto però più interessante è che, prima della seconda guerra mondiale, essendo la SMI un obbiettivo militare importante e strategico, per paura dei bombardamenti vennero scavati, sotto la fabbrica e il paese, a 22 metri di profondità, un reticolo di circa 2 km di gallerie da adibire a rifugio antiaereo e antigas al quale si accedeva entrando dentro a nove cupole in cemento armato a forma di ogiva sparse per la fabbrica e il paese. Si poteva salire e scendere da queste cupole per mezzo di due scale elicoidali contrapposte che non si incontrano mai e in pochi minuti si riuscivano ad evacuare migliaia di persone.
Oggi la SMI è un museo
Dal 2006 la fabbrica è dismessa e nel 2012 è stato creato un museo in cui, con visite guidate prenotate, si accede ad alcuni locali della fabbrica e alle gallerie sotterranee.
Nei locali della fabbrica ci sono macchine per assemblare i proiettili dei primi del novecento, attrezzature varie, macchine per il controllo dei calibri, macchine da ufficio dell’epoca, cimeli e arredi originali oltre a una vasta campionatura di proiettili e bossoli di tutti i tipi. In una sala è stato predisposto un plastico che rappresenta il modo in cui si sono sviluppate la fabbrica e il paese nel corso degli anni.
La cosa più impressionante sono sicuramente le gallerie sotterranee nelle quali si entra dopo aver sceso un centinaio di scalini. Tutto era stato studiato nei minimi dettagli per contenere migliaia di persone. I locali sono ancora ben conservati, ci sono le infermerie con i posti letto, la piccola cappella, i posti per la decontaminazione, i bagni, le cucine e lungo i muri le panche dove la gente poteva sedersi. Lungo il percorso si vedono materiali bellici di vario genere e tanti cartelli che suggeriscono di stare fermi o di non fumare per non consumare ossigeno inutilmente. Le gallerie sono alte e spaziose quindi (forse) visitabili anche da persone claustrofobiche.
Ecco un luogo diverso dal solito e un piccolo museo a cui vale la pena dedicare un paio di ore.
Per informazioni:
SITO INTERNET ISTITUTO DI RICERCHE STORICHE E ARCHEOLOGICHE
Appassionato di storia e arte, amo riscoprire luoghi che hanno segnato, a livello locale, un territorio. In particolare vi parlerò dell’appennino tosco-emiliano e dei suoi tesori. La montagna regala sempre grandi emozioni e le persone che la abitano, in silenzio e dedizione, hanno creato piccole meraviglie da valorizzare e condividere.
si t rovano libri fotografici sulla fabbrica?
Onestamente non te lo saprei dire mi dispiace. Dovresti sentire proprio dal museo. A presto, Manuela