Sono iniziati i caldi pomeriggi estivi e le lamentele si sprecano, vuoi per l’umidità, vuoi per i condizionatori troppo alti, vuoi per l’insonnia. Anche per questo vi invito ad evitare le lunghe code in autostrada verso il mare (per poi dovervi lamentare anche di quelle) e optare per mete alternative magari sul nostro appennino bolognese, fonte di relax e frescura, come il Rifugio Cavone (1400 m) all’interno del Parco del Corno alle Scale.
Lo scorso weekend io, Michele e i nostri amici abbiamo scelto il Rifugio Cavone del Corno alle Scale, Comune di Lizzano in Belvedere (BO), per una bella mangiata in compagnia.
Il Corno alle scale è la stazione sciistica della provincia di Bologna. Qui si allenava Alberto Tomba ai tempi d’oro ed era emozionante assistere alle sue discese da bordo pista.
Il Corno, chiamato così confidenzialmente dai bolognesi, è ricco di sentieri da percorrere anche durante l’estate. Raggiungere a piedi la sua cima, che si trova a 1944 m di altitudine, contraddistinta da un’alta croce posizionata sullo sperone di roccia più alto che si vede fin da valle, è un’impegnativa ma piacevole camminata ben ripagata dal paesaggio: tutta la catena degli appennini, l’immensa distesa della pianura padana e nelle giornate limpide, ancor meglio se muniti di cannocchiale, si scorge il mare.
Al Corno si può dormire. Ci sono vari rifugi che ospitano i routard più avventurosi, quelli da scarponcino e zaino in spalla.
Rifugio Cavone: oasi di pace simbolo del Corno alle Scale
Il Rifugio Cavone è invece il più comodo a tutti, camminatori e non, perchè si trova sulla strada all’imbocco del sentiero che porta alla croce. Di fianco ha un bel laghetto e il bosco tutto intorno. Di fronte ha un ampio parcheggio per le auto. La veranda, disposta al sole e munita di sdrai, invoglia una bella dormita post-pranzo.
L’interno è tutto in legno e arredato come un vero chalet di montagna.
Il menu varia a seconda della stagione e delle giornate. I camerieri, gentilissimi e affabili, in perfetta sintonia con la cultura locale, sanno consigliare ai loro ospiti i piatti e gli abbinamenti migliori.
Io vi posso raccontare cosa abbiamo mangiato noi: pasta prodotta dalla casa alla boscaiola, assaggi di polenta con cinghiale, funghi porcini, prosciutto cotto (cioè fette spesse di prosciutto cotte), patate fritte, vino rosso, vino bianco e, per finire, torta ai frutti di bosco. Dopo il caffè, tanto per alzarci in bellezza, la casa ci ha offerto il liquorino al mirtillo, vera delizia.
(ma in un’altra occasione mio marito si era mangiato uno stinco di maiale niente male di cui vi riporto la foto!)
Ecco ci siamo alzati sazi e appagati. La bonarietà con cui siamo stati accolti e il buon cibo non possono che lasciare un bel ricordo.
Ben soddisfatti abbiamo compiuto letteralmente tre passi a piedi e ci siamo “polleggiati”, altro termine bolognese, sugli sdrai con la faccia al sole.
Due amici del gruppo sono partiti per un giretto a piedi di una mezz’oretta e sono tornati con splendide foto.
I più pigri, fra cui la sottoscritta, sono rimasti lì a chiacchierare godendosi il caldo secco e la bella giornata di sole.
Altra idea per un’escursione di una giornata intera:
La Madonna dell’Acero e le cascate del Dardagna
Invece di andare direttamente al Corno a mangiare, ci si potrebbe fermare un po’ prima sulla strada alla Madonna dell’Acero (1200 m). Si tratta di un santuario molto antico e molto importante. Si narra infatti che qui, intorno al 1500, due pastorelli furono sorpresi da una bufera di neve in pieno agosto e si protessero sotto un acero. Improvvisamente apparve loro la Santa Vergine. Per questo una chiesa venne costruita proprio qui e il pezzo di tronco su cui comparve la Santa Madre è custodito al di sopra dell’altare dentro una teca di vetro. L’acero secolare è ancora in piedi, a fianco della chiesa. Il suo tronco robusto e forte ben testimonia il trascorrere del tempo.
Di fronte alla chiesa c’è un parcheggio dove poter lasciare la macchina. Un momento di raccoglimento al santuario e pronti via! Da qui parte un sentiero che porta alla scoperta delle Cascate del Dardagna, dal nome dell’omonimo torrente, in mezzo al bosco. E’ un percorso ad anello. Si sale fino al Cavone costeggiando le cascate e si scende di nuovo al santuario costeggiando la statale in discesa. Il percorso intero dura circa 4 ore ma lo si potrebbe spezzare con una sosta al rifugio Cavone dove farsi una bella mangiata senza sensi di colpa, una mezzora di pennichella sullo sdraio e poi ripartire.
Spero di avervi stuzzicato la voglia e l’appetito…
Per maggiori informazioni su sentieri, percorsi e rifugi visitate la pagina relativa al parco del Corno alle Scale.

La scrittura e i viaggi sono le mie più grandi passioni. Innamorata del nostro bel paese, non perdo weekend o ponte lungo per organizzare gite fai-da-te per l’Italia mantenendo sempre uno sguardo aperto e curioso sul mondo. Travel blogger per passione, condividerò con voi le mie piccole grandi esperienze e aspetto i vostri commenti e suggerimenti di viaggio!